5+1AA Alfonso Femia, Gianluca Peluffo, Simonetta Cenci con Area Progetti / Cormano, Italia
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Un vecchio edificio rinascerà per ospitare dei bambini, diamogli qualcosa di magico con cui difendersi dalla perseverante mediocrità con cui si continua ad abusare della città . Tra gioco e realtà Ci appartiene. Ci accompagna. Forse non ci lascia mai, ma inconsapevolmente non c'è ne ricordiamo. Coincide con l'inizio, …coincide con la fine. Tutto è allo stato puro: sentimenti ed emozioni, azioni e reazioni, visioni e immaginazioni. È il mondo del bambino. È quello con cui vorremmo sempre confrontarci. È quello a cui, in tutte le declinazioni, vorremmo far tendere le cose della vita, in quanto è spesso serio, rispettoso, ironico. Insegna a non prendersi troppo sul serio. È molto importante. È il gioco e i suoi derivati: i giocattoli. Un luogo che segna il presente tra passato e futuro. Uno spazio da riconquistare e da difendere. Anche dal prossimo futuro. Appare elementare e quindi giocoso. Due oggetti una scatola dei giochi bucata e un grande birillo. Ci occorre spazio, vogliamo che i giochi (funzioni) della vità si contamino, si sovrappongono, diano vita con continuità . Conquistiamo lo spazio. Duplice. Sopra e sotto. Dalla scatola dei giochi estraiamo un oggetto magico. Zebrato. Intorno le zampe uno spazio pubblico prende vita. Una coda nera mi permette di scendere dallo scrigno dei giocattoli. Protuberanze luminose raccontano nella notte il luogo del tesoro. Un tappeto di giochi mi distrae, mi sospende in uno spazio temporale che mi trattiene lì, prima della soglia, prima del mondo magico della realtà (il museo) e della finzione (il teatro). Le favole e altri libri accompagnano il mio percorso. Ho ritrovato il bambino. Non mi ha mai lasciato. È sempre qui, è sempre con noi. È a Cormano. Siamo convinti che il progetto di trasformazione di un fabbricato di "archeologia industriale" in un museo debba andare oltre l'adeguamento tecnico/funzionale o d'interni, poiché si tratta di una conversione della destinazione d'uso e quindi del suo ruolo urbano, sociale e culturale. Della fabbrica dismessa vorremmo conservare la severità architettonica di un contenitore, allora razionalmente concepito per racchiudere un ambito produttivo, mentre la sua nuova veste, sempre quella di una fabbrica, anche se non più di merci ma di suggestioni, comporta l'apertura e l'appartenenza all'esterno, al tessuto urbano e sociale della città . Il volume, storicizzato, è stato recepito nel progetto come una grande cassettiera, dalla quale abbiamo "sfilato" dei nuovi volumi, come fossero degli ideali cassetti/contenitori per i giocattoli. Si realizzerà così un contrasto tra il preesistente, che sarà oggetto di un essenziale restauro, e il nuovo, l'aggiunto, che inteso come espressione della contemporaneità . Un nuovo insieme teso fra la conservazione e la mutazione, la "funzionalità " e l'"immaginario", capace di impossessarsi di un ruolo che si addice ad un museo, per diventare un landmark sul territorio.   |
Ci occorre spazio, vogliamo che i giochi (funzioni) della vita si contaminino, si sovrappongano, diano vita con continuità .
Conquistiamo lo spazio. Duplice. Sopra e sotto.
Dalla scatola dei giochi estraiamo un oggetto magico. Zebrato.
Intorno alle zampe uno spazio pubblico prende vita.
Una coda nera mi permette di scendere dallo scrigno dei giocattoli. Protuberanze luminose raccontano nella notte il luogo del tesoro.
Un tappeto di giochi distrae, sospende in uno spazio temporale che trattiene lì, prima della soglia, prima del mondo magico della realtà (il museo) e della finzione (il teatro).
Le favole e altri libri accompagnano il percorso.
Ho ritrovato il bambino.
Non mi ha mai lasciato.
È sempre qui, è sempre con noi.
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È a Cormano.
Siamo convinti che il progetto di trasformazione di un fabbricato di “archeologia industriale†in un museo debba andare oltre l’adeguamento tecnico/funzionale o d’interni, poiché si tratta di una conversione della destinazione d’uso e quindi del suo ruolo urbano, sociale e culturale.
Della fabbrica dismessa vorremmo conservare la severità architettonica di un contenitore, allora razionalmente concepito per racchiudere un ambito produttivo, mentre la sua nuova veste, sempre quella di una fabbrica, anche se non più di merci ma di suggestioni, comporta l’apertura e l’appartenenza all’esterno, al tessuto urbano e sociale della città .
Il volume, storicizzato, è stato recepito nel progetto come una grande cassettiera, dalla quale abbiamo “sfilato†dei nuovi volumi, come fossero degli ideali cassetti/contenitori per i giocattoli. Si realizzerà così un contrasto tra il preesistente, che sarà oggetto di un essenziale restauro, e il nuovo, l’aggiunto, inteso come espressione della contemporaneità .
Un nuovo insieme teso fra la conservazione e la mutazione, la “funzionalità †e l’â€immaginarioâ€, capace di impossessarsi di un ruolo che si addice a un museo, per diventare un landmark sul territorio.
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